l’Area archeologica di Trea

Trea sorge al centro di una zona collinare situata lungo la via di collegamento tra la media valle del Potenza e Ancona. L’area, frequentata sin dall’età preistorica e protostorica, è collegata ai principali insediamenti romani della regione attraverso uno dei percorsi viari più efficienti della rete stradale romana, il diverticulum della Flaminia Prolaquense. La città, già probabile sede di uno dei distretti prefettizi sorti nell’agro piceno dopo la conquista romana del 268 a.C.

L'area Archeologica di Rambona

 

La località di Rambona è situata a 3 km ad ovest di Pollenza, nella media valle del fiume Potenza.  Qui sorge l'Abbazia romanica di Santa Maria di Rambona fondata in età carolingia (IX secolo d.C.) dall'imperatrice Ageltrude quando vi portò l'istituzione  monastica benedettina.
Al di sotto della chiesa, le indagine archeologiche condotte nel 1981 hanno permesso di individuare muri e pilastri di età romana e un monumento ipogeo. Questo è stato interpretato come piccolo santuario, scavato nella roccia argillosa, dedicato al culto delle acque e forse a quello della Bona Dea. L'ipotesi potrebbe trovare conferma nel nome della località Rambona che è stato considerato quale corruzione del termine latino Ara Bonae Deae. La denominazione della località potrebbe quindi derivare dalla sede del culto romano dedicato alla Dea Bona, dea della fertilità della terra, della fecondità e della salute, i cui santuari si trovavano in ambiente agricolo ed in luoghi ove fossero presenti acque salutifere.

Tolentinum, il Museo archeologico ed il Mausoleo di Catervo


La posizione geografica di Tolentino, lungo la riva sinistra del fiume Chienti, ha favorito insediamenti umani sin dalla preistoria ed ha agevolato contatti e scambi lungo le vie commerciali.
Le prime testimonianze di frequentazione del territorio risalgono al Paleolitico, si tratta di strumenti in pietra (amigdala) visibili nella Raccolta Civica. Nel 1884 l'erudito Aristide Gentiloni Silverj trovò un ciottolo con raffigurato, inciso, un uomo con la testa di erbivoro oggi conservato al Museo Archeologico Nazionale delle Marche di Ancona.  Il manufatto, erroneamente ritenuto un falso, è datato al Paleolitico superiore ed attualmente rappresenta la più antica testimonianza di arte mobile delle Marche e tra le più significative d'Europa.  

Gli scavi nell'area di Matelica

 

 

Il sito dove oggi sorge la moderna città di Matelica fu abitato ininterrottamente fin dall'VIII secolo a.C. L'urbanistica attuale si sovrappone ad una complessa e ricca stratigrafia archeologica. 

Le testimonianze più importanti per l'età picena provengono dalle necropoli la maggior parte delle quali sono state indagate negli ultimi anni durante le moderne lottizzazzioni grazie ad una avveduta politica di pianificazione territoriale in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica per le Marche. I corredi, particolarmente preziosi, testimoniano la ricchezza di questa società e hanno aggiunto molte informazioni sul popolo piceno che sono state divulgate nella mostra Potere e Splendore del 2008.

L'abitato di età picena (italico) occupava tutta l'altura che si estende dalla confluenza dell'Esino con il rio Imbrigo a Nord fino alle aree situate a destra dell'ansa dell'Esino a Sud. Ne sono testimonianza le evidenze archeologiche individuate in via Tiratori, presso i giardini pubblici, e ancora in via Pergolesi e via Spontini. Le tracce di un insediamento precedente la fondazione del municipio romano consistono in resti di ceramica di pregio e di uso comune databili a partire dal III secolo a.C., frequenti in tutti gli scavi archeologici condotti in profondità.

 

 

l’Area archeologica di Plestia presso l’Abbazia di Pistia

Il municipio romano di Plestia, nella regio VI augustea, si colloca in un’importante zona di valico tra l’Umbria e il Piceno caratterizzata da un’antica ed intensa frequentazione. La vocazione di centro di valico, tuttora confermata dal passaggio della SS 77 e dal fitto reticolo dalla moderna viabilità minore, determina una sporadica frequentazione dell’area già a partire dalla fine dell’età del bronzo intensificatasi poi a partire dall’età del ferro. Al IX secolo a.C. si ascrivono tracce di fondi di capanne e le più antiche testimonianze restituite dalla necropoli, in uso fino al III secolo a.C., presso il cimitero di Foligno.

Il Sito

Ricina, collocata sulla riva sinistra del fiume Potenza in un territorio abitato sin da tempi antichissimi, godeva di una posizione favorevole perché inserita lungo un’arteria viaria che favoriva il collegamento della costa con i centri del Piceno interno fino al Tirreno.

Le prime notizie circa la città romana sono riferibili all’età repubblicana, quando divenne municipio. Nel corso del secondo triumvirato il suo territorio, l’ager Ricinensis, venne assegnato ai veterani di Gaio Cesare Ottaviano (futuro Augusto) e a seguito di questa occupazione la città dovette conoscere un periodo di particolare fioritura: si datano in quest’epoca alcuni elementi architettonici in marmo qui esposti e pertinenti a monumenti funerari che documentano la presenza di una classe sociale con aspirazioni artistiche e culturali.

Nella metà del I secolo d.C. fu costruito il teatro, i cui resti sono gli unici attualmente visibili.

Un’epigrafe che menziona l’imperatore Settimio Severo in qualità di conditor testimonia che nel 205 d.C., per volere dell’imperatore, Ricina venne innalzata al rango di colonia con il nome di Helvia Ricina Pertinax in onore del suo predecessore, P. Elvio Pertinace. In seguito all’istituzione della colonia fu promosso un programma di risanamento edilizio che dovette interessare anche il teatro, ma non realizzato nella sua completezza.

Nel XIV secolo una parte degli edifici della città doveva essere ancora in qualche modo abitabile se il Rettore della Marca, in data 20 febbraio 1343, concedette ai Guelfi maceratesi di rifugiarsi tra le mura di Ricina. Successivamente, gli Statuti Maceratesi del 1472 diedero la possibilità a chiunque di cercare pietre, effettuare demolizioni ad muros Recinae e cercare monete. Tale attività di spoliazione, che si protrasse per secoli, ridusse la città ad una cava di pietra e alla povertà odierna.

La città era racchiusa da una cinta muraria di forma rettangolare; al centro l’abitato era tagliato da una strada. Il foro era a nord dell’incrocio della viabilità principale. Si segnalano inoltre un edificio a carattere cultuale, a ovest del foro, e l’anfiteatro, situato all’interno delle mura all’angolo sud-est della colonia. Nella parte ovest della città erano collocate zone a carattere commerciale e la maggior parte delle abitazioni. Le necropoli sono state localizzate alle estremità opposte della città.

 

The Site

Ricina is located on the left bank of the Potenza river, an area inhabited since ancient times. It benefited from a geographically favorable position, along an arterial road connecting the coast with the Piceno inland towns up to the Tyrrhenian Sea.

The first news concerning this Roman city dates to the Republican Age, when it became a municipality. During the Second Triumvirate its territory - the Ager Ricinensis - was given to the veterans of Gaius Cesare Octavianus (the future Emperor Augustus). Following this military occupation, the city flourished: indeed, some architectural elements made of marble which are displayed here date back to that period. They also testify for the existence of a social class with highly developed artistic and cultural aspirations.

The theatre, whose remains are the only ones visible at present, was built in the middle of the first century A.D.

An epigraph mentioning the Emperor Septimius Severus as conditor proves that in 205 A.D. Ricina was raised to the rank of colony with the name Helvia Ricina Pertinax, by the Emperor’s order, in honour of his predecessor P. Elvio Pertinace.

After that, an urban renewal was promoted, which probably included the structure of the theatre, never to be completed.

In the XIV century part of the buildings in the city were still in habitable conditions: indeed, on 20th February 1343 the Rector of the March allowed the Guelphs of Macerata to find shelter within the walls of the city. In 1472, the Statutes of Macerata granted the possibility of looking for stones, coins and demolish ad muros Ricinae. This spoliation continued for centuries, leading the city to extreme poverty, and transforming it into a quarry.

The city was enclosed by rectangular walls and its inhabited centre was crossed by a road. The forum was located at the north end of the main road. On the west side of the Forum there used to be a cultural building; the amphitheater was located within the walls on the south-east corner of the colony. The commercial areas and most of people’s dwellings could be found on the west side, while the necropoleis have been localized at the opposite ends of the city.

 

 

 

 Parco archeologico di Septempeda ed il Museo Civico Archeologico

 

Città della regio V ricordata, tra gli altri, da Strabone (V, 4,2) e da Plinio (Naturalis Historia III, 13, 111) Septempeda nasce probabilmente come luogo di sosta lungo il diverticolo prolaquense della via Flaminia nella vallata del Potenza. Attraverso un percorso intervallivo la città era collegata sia con la Salaria Gallica attraverso Urbs Salvia, sia direttamente con la Salaria secondo un percorso che attraversava alcune delle principali città del Piceno Falerone (Falerius Picenus), Fermo (Firmum) e quindi Ascoli (Asculum).

Pausulae

La città romana di Pausulae è stata localizzata nel comune di Corridonia nei pressi dell'Abbazia di San Claudio al Chienti. Le notizie del municipio, fondato dopo il 49 a.C., sono riportate in un passo di Plinio, nel Liber Coloniarum e nella antica cartografia (Tabula Peutingheriana).
Le fonti testimoniano che la città esisteva ancora nel V secolo quando rivestiva l'importante ruolo di sede episcopale. Nei terreni ad Est dell'Abbazia è stata individuata una vasta zona di affioramento di materiali archeologici di età romana con presenza di strutture murarie.

Il Parco Archeologico di Potentia

 

Colonia romana istituita, contemporaneamente a quella di Pisaurum nell’agro Gallico, nel 184 a.C. (Livio XXXIX, 44, 10), Potentia sorge e si sviluppa a sud della foce del fiume Potenza, Flosis in antico, a circa 3,5 km di distanza in direzione Sud dall’attuale centro di Porto Recanati. La colonia, in prossimità del porto di foce e dello sbocco della stessa vallata fluviale, importante percorso transappeninico di collegamento fra Tirreno e Adriatico, viene fondata in un luogo certamente strategico dal punto di vista militare e favorevole dal punto di vista economico sia grazie alla disponibilità di terre fertili, da distribuire ai veterani delle campagne puniche, sia grazie alla proiezione dell’insediamento sul mare Adriatico di cui già in età preromana sono note le potenzialità economiche.

Il museo e l'antica città di Camerinum

 

L’attuale città di Camerino, in posizione elevata sulla dorsale che separa la valle del fiume Chienti da quella del fiume Potenza, sorge sopra l’antico centro di Camerinum. La favorevole posizione in altura, in una zona compresa fra i due fiumi le cui vallate costituirono da sempre delle vie di comunicazione tra i versanti adriatico e tirrenico dell’Appennino, ha favorito indubbiamente la fortuna e lo sviluppo del centro che mostra una continuità di vita ininterrotta fino ai nostri giorni. La città medievale prima e moderna poi ha obliterato quasi completamente le più antiche tracce di frequentazione umana e del più antico nucleo urbano di età romana che sono emerse nel corso dei numerosi interventi archeologici di emergenza effettuati nell’area del centro urbano ma che rimangono, in gran parte, non visibili.
Una visita al Museo Civico della città consente di ricostruire, il complesso palinsesto delle stratificazioni archeologiche al di sotto della città moderna attraverso le testimonianze materiali restituite dal territorio e dal suo centro urbano.

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